martedì 10 febbraio 2015

FASE #5: l'inganno.

Okay, hai deciso. La scelta è stata presa, hai tutto sotto controllo, tutto va come hai deciso tu che vada.
Ricominci a vederlo, con i dubbi esistenziali che ancora fanno capolino sempre nei momenti meno opportuni, con crisi di pianto alternate a momenti in cui pensi di poter conquistare il mondo 



però ricominci a vederlo, e quando stai con lui stai bene.
Lui è super apprensivo, super dolce, estremamente attento a qualunque cosa, dice e dimostra che farebbe tutto per te e tu mano a mano continui a convincerti sempre di più che gli sbagli esistono, errare è umano e che tu sei una gran donna con le palle se in nome dell'amore riesci a metterci una pietra sopra. 

Perché lo sai che alla fine tutti quelli che dicono che non perdonerebbero mai una cosa del genere, sul fondo del loro pozzo più intimo non lo sanno quello che farebbero veramente nelle tue condizioni; quindi ti rimbocchi le maniche e dici sticazzi anche alle tue amiche più strette 



perché tu sei convinta che una seconda occasione dev'essere data, ma se anche non fosse per magnanimità bisogna farlo per non provare quell'antipaticissimo solletico chiamato rimpianto, anche se fosse mesi dopo.
E poi si sa: per essere sicuri di come sia una persona veramente l'unica cosa da fare è dargli l'opportunità di sbagliare di nuovo, poi lasciarlo cuocere nel suo brodo e vedere se lo fa.



Dopo che hai scritto una pagina del tuo blog per auto-convincerti che fai assolutamente bene (e per avere a portata di link le ragioni per cui stai facendo quello che stai facendo, semmai qualcuno fosse così stupido da permettersi di chiedertelo)- sei finalmente serena, hai preso una decisione! (l'avevo già detto) e ora sei stabile su due piedi un piede solo, ma sei stabile lo stesso, e puoi permetterti di osservare le cose senza essere tu a fare qualcosa in prima persona. 

Rifate per la prima ? volta l'amore e tutto è paradossale. Lui ha il testosterone in testa -come quel giorno che si è scopato la milf?- e anche quell'incoscienza che gli permette di pensare che una volta fatto questo vuol dire che veramente è passato tutto. Tu, non neghiamolo, pure c'hai l'ormone che gioca a ping pong con l'ultimo neurone rimastoti 



e in più quel briciolo di speranza che riacquistando quel tipo di intimità tutto sarà più facile. Tutto sarà in discesa. Tutto scivolerà giù in modo meno arduo di come sta facendo.

Ma ti stai sbagliando.

Lui viene a casa tua. E' dolce, sul suo viso la pura innocenza, non muove un muscolo per farti capire che tutto quello che vorrebbe è vederti sdraiata sul tavolo. La tua reticenza non fa che infiammare la situazione e poi, vabè, poi l'immaginazione può correre come meglio desidera.

Ma arriva quel momento: state facendo l'amore e lui ti guarda intensamente, gli occhi addirittura un po' lucidi rendono la situazione ancora più emozionante; tu lo guardi intensamente e pensi sarò abbastanza forte da superare tutto questo. 

No, tu pensi una sola cosa, e non è questa. Tu non vorresti mica, voglio dire stai lì aperta come una cozza a maggio e tutto quello che vorresti è goderti il momento, no?, ma l'unica cosa che riesci a pensare è lui su di LEI.



E non l'ho evidenziato-corsivato-sottolineato così a caso. 
Questo pensiero di perfora così tanto il cervello mentre ti specchi nei suoi occhi blu-mare un po' lucidi, che non riesci a trattenere quella valanga emozionale che piano piano dalla punta degli alluci ti sta salendo fin sopra il naso.

E niente, scoppi a piangere provocando le seguenti reazioni che, ahimè, sono piuttosto scontate:

  1. il tuo amico del cuore decide di abbandonare la postazione senza avvertirti
  2. lui spalanca gli occhi -perché sì ve lo dico gli uomini non possono mai capire sta cosa che si può piangere mentre si fa sesso, proprio non esiste e il perché lo sappiamo tutti, se cercate nella FASE #1 ci tengo anche a sottolinearlo ma ve lo ripeto lo stesso: loro non pensano che qualunque organo sia collegabile con quello genitale
  3. si precipita ad afferrarti la testa manco stesse per partirti una capata (ma chi te l'ha chiesto?) pronunciando il tuo nome svariatissime volte
  4. tu continui ininterrottamente a sfogare quello che evidentemente stai covando dentro da quando hai deciso che non avresti dovuto più piangere, singhiozzando a più non posso e lamentandoti diffusamente tanto da far sì che 
  5. lui si spaventi, cerchi disperatamente di sfilarsi il preservativo in contemporanea col rivestirsi e col continuare a tenerti la testa - non è bello immaginare la scena, per fortuna ero a occhi chiusi per il mascara sbavato e per il pianto.


Quello che viene dopo può variare a seconda del vostro potenziale adattamento a situazioni di questo tipo.

Il tuo cervello ti ha ingannato, di nuovo. Proprio sul più bello ricadi vorticosamente nel buio antro della disperazione, alternando i perchèèèèèè!? a schiaffi poco ben assestati.

Però qualcosa vi può rincuorare; passa anche questa, solo qualche minuto dopo, o forse qualche ora, ma comunque passa di nuovo e più in fretta del solito perché questa volta lui sarà lì fisicamente presente davanti a te, a dirti le sue stronzate dal vivo. Perché le stronzate dal vivo dovrebbero rincuorarvi? 
Beh perché seppure sono solo stronzate è sempre d'obbligo sentirsele dire.

venerdì 6 febbraio 2015

FASE #4: i dubbi esistenziali.

Sei quasi in procinto di guarire. Piangere non è più la tua principale occupazione quotidiana, sono passate due settimane, ieri sei addirittura riuscita a uscire di casa con la luce del giorno e a studiare un capitolo, il primo?, dell'esame che hai tra cinque giorni -capita- ; e quindi ti svegli pensando 
Ragà, ce l'ho fatta. E' passata.

Senti le piastrine correre impazzite a rimarginare la ferita, c'è quel leggero fastidio di quando i tessuti si cicatrizzano senza che tu faccia niente per aiutarli. E addirittura non senti più l'ossessivo bisogno di insultarlo giorno e notte con messaggi chilometrici, di contraddire ogni cosa che dice.
sei sempre stata l'unica cosa per me, ho fatto un terribile sbaglio
probabilmente l'unica cosa ma non l'unica cosa

Un giorno presa dalla totale distrazione riesci perfino ad articolare un e tu come stai? , ovviamente pentendotene subito perchè mica se lo merita che io gli chieda come sta, ma vaff.

E tutto quello che guadagni dallo star magicamente guarendo è soltanto una valanga di domande.

Sì perchè, come logico che sia, la tua guarigione si affianca a qualcosa di molto più consistente: la domanda questa volta seria di cosa fare della tua vita, adesso che non ti svegli tutte le mattine madida di sudore dopo aver sognato la troia lei, adesso che hai masticato lavorato e metabolizzato il danno e stai lentamente digerendolo- 


ottimo

I dubbi esistenziali sono qualcosa di veramente cattivo. E per cattivo intendo veramente cattivo. Perché tu infondo sai che non dovresti/vorresti averli, alla fine a cosa ti servono una valanga di domande su cosa fare della tua vita ora che davanti a te vedi solo tutto nero? Però ti rendi anche conto che è giusto prendere una decisione per non trascinarsi in questo stato di depressione latente in cui in un momento sei SU e in un altro sei GIU'

repost


Allora ti delizi a prenderti pause-vuoto-dal mondo a te circostante per riflettere sulla tua condizione attuale. Tipo mentre stai mangiando a un certo punto ti trovi con la forchetta a mezz'aria e uno spaghetto che scivola di nuovo inesorabile verso il piatto, ti implora aiuto, lo senti urlare, ma lui scivola e tu stai fissando il muro davanti a te immersa probabilmente in "chi sa cosa pensava in quel momento" oppure "com'è che la toccava".

Oppure stai tentando di leggere qualcosa, sei passata dal libro di linguistica generale al Trono di Spade con un carpiato doppio, e, dopo i primi cinque minuti di grinta in cui ti senti capace di leggertelo tutto, ti ritrovi a ripetere sempre le stesse cinque parole a macchinetta mentre il tuo cervello pensa: "sono capace di passarci sopra?"




Insomma, i dubbi esistenziali. 

Tutti attorno a te ti riempiono la testa. Ci sono quelli che dicono che una cosa del genere è imperdonabile - ma tu pensi a tutto quello che hai da valutare più e più volte, che ci sei stata insieme tanto tempo, che è sempre stato perfetto con te - e tu dici avete ragione! ma poi niente, attacchi il telefono/torni a casa/giri la faccia e pensi e se fosse stato realmente uno sbaglio? butto tutto all'aria per uno sbaglio? 

Poi ce n'è uno, l'unico amico, quello che riesce a entrarti in testa e sa benissimo come ti senti e cosa pensi, sa cosa vuol dire dubbi esistenziali, quello che ti ascolta e prima di arrabbiarsi giustamente per quello che ti è stato fatto sorride e ti dice ho capito come ti senti




Lui sembra che veramente lo sappia come ti senti, perchè dopo un po' ti dice esattamente cosa vorresti fare, che non è -come ti dicono tutti- mandarlo a fanculo e sbattergli la porta in faccia fino alla fine dei tempi (cosa che, sì lo so, sarebbe quella da fare). 
Ti dice se vuoi bacialo, se vuoi abbraccialo, fai come ti senti perchè è l'unico modo per uscirne, per non stare più male. 
E tu? 





domenica 1 febbraio 2015

FASE #3: distrarsi.

Tu, che sei il tipo da sesonotriste - devorimanerechiusaincasa enonpossomaivederegente, ieri hai fatto un grande passo per l'umanità: hai passato un venerdì sera con le amiche. 


ammazza oh

La cosa è andata pressoché al solito. Di  mattina ti squilla il telefono mentre tu sei nella fase 4. pipì agonizzante, in cui ti dicono che stasera dobbiamo assssssssolutamente vederci, devi asssssssolutamente uscire di casa e distrarti!

Distrarti. Come se ovviamente la cosa fosse scontata, come se io uscissi di casa e quindi il mondo mi distraesse. 
Come c'è da aspettarsi la tua prima risposta è stata "NON ME LA SENTO" alquanto scontata e molto banale; alla quale c'è la solita insistenza che da un lato da un po' di piacere, dall'altro ti viene solo da mandare tutti a fanculo 
MA alla fine decidi che magari sì, magari veramente ti distrai anche solo per dieci minuti, magari va bene, magari fai così pena a tutte che si offrono di accompagnarti, riportarti, offrirti da bere -cosa che succede effettivamente.

Allora si fa una certa e tu ti prepari. Dopo svariati giorni che non hai neanche contato, esci dal pigiama e ti butti sotto la doccia - a volte la fase del levarti il pigiama manco sussiste, perché ormai la ritieni una parte del tuo corpo, e ti ritrovi in situazioni spiacevoli. 
Impieghi circa tre quarti d'ora a restaurarti la faccia: da simil-zombie passi a un posticcio viso incartonato dal fondotinta pur di nasconderti le occhiaie scese fino al mento.

Insomma esci, e la prima ora e mezza passa bene. Finalmente parli di cose che non implichino in nessun modo la sfera della situazione sentimentale, tutti stanno attenti a non farti domande, a sorriderti a trentacinque denti, a imbottire l'aria con parole anche a caso pur di non far calare il silenzio, tu fumi una sigaretta ogni 30 secondi se sei capace di finirne una in 29, e tutto procede mediamente bene.

Fino a quando arriva lei/lui - il tuo amico apprensivo - che fa slalom tra la coltre che ti si è radunata attorno, ti tira da parte e sussurrando fa: 
ci sono novità?

E tu in quel momento pensi ma porca la - possibile che mi inviti a distrarmi e mi chiedi come va?
Sì, è possibile. Al che tu cominci pacatamente a raccontare la tua giornata tipo, ma capisci subito che non è così interessante, allora provi a sfogarti ricominciando a argomentare le cose che più ti fanno schifo di quella situazione, ma loro già lo sanno e glielo leggi in faccia.
Stai quasi per piangere quando "ecco bevi qua!" ti sparano un bicchiere di vino in mano manco fossi un alcolista in preda a una crisi d'astinenza. 



Da lì in avanti ogni cosa diventa ridondante, vorresti solo tornare a casa e rintanarti di nuovo addosso all'unico che ti capisce - il letto -, ogni persona che ti viene vicino per parlarti ti fa venire il vomito e scappare ti sembra l'unica via d'uscita. 
Ma ti trattieni fino a quando qualcuno non decide che la serata è finita e tu sei contenta di tornare nella tua misera solitudine a poter piangere di te stessa.

Scriverlo mi sembra ancora peggio che viverlo, ve lo giuro, ma è tutto semplicemente così. 

A fine serata non ti sei distratta e ti senti meglio solo quando torni a letto e leggi i suoi messaggi che ti sono arrivati mentre eri impegnata a distrarti , a cui sei felicissima di rispondere con quattro pagine di insulti ben mirati, mentre singhiozzi. 

Qualche ora dopo ti addormenti e solo poco dopo ti svegli, ovviamente dopo aver sognato lei, lei e ancora lei perché ormai è in ogni dove, un po' come Dio.



Ti rassegni a ricominciare la routine, sperando che MAI e mai più qualcuno ti inviti ad uscire, che semplicemente capiscano che il tuo non me la sento non significa velatamente pregami che sono solo un po' egocentrica ma in realtà muoio dalla voglia di venire.

Vi prego, amici di persone depresse per qualsivoglia motivo: il non me la sento significa che questa cosa di uscire... proprio non me la sento

venerdì 30 gennaio 2015

FASE #2: la disperazione.

La prima giornata è passata. Stai già visibilmente meglio.



No, non è vero. Se possibile stai peggio del giorno prima, giorno in cui 

(nella puntata precedente)
il tuo fidanzato dopo essere stato messo alle strette davanti a un'imminente prova pratica ha confessato di averti tradito con una milfona di quindici anni più grande 

e niente, stai peggio perché fondamentalmente -vi giuro, pausa di almeno dieci minuti a fissare il vuoto- tu ancora non riesci a capacitartene, e passi i momenti a farti scorrere come un nastro cinematografico davanti agli occhi la riprovevole situazione -anche se effettivamente non l'hai vista. 



La tua giornata tipo della settimana dopo la scoperta funziona così:
  1. sveglia dopo notte semi-insonne ad un orario relativamente decente
  2. almeno dieci minuti nel letto a leggere un due tre dei messaggi strappalacrime arrivati durante la notte
  3. almeno mezz'ora per rispondere qualcosa di strategicamente cattivo in linea con i messaggi arrivati
  4. pipì che si riduce ad un agonizzante tempo speso sul gabinetto a pensare a tutto tranne che a doverla fare
  5. colazione, sempre che tu riesca a ingoiare se sei un tipo da sesonotriste-misistrignelostomaco, oppure eccessivamente corposa nel caso sia invece un tipo da sesonotriste-mistrafogoilmondo.
  6. mattinata passata a: insultare lui nel caso quasi scontato che ti tempesti di messaggi di perdono; aprire e chiudere libri a caso se quasi sicuramente devi dare un esame a breve perché ovviamente tutto deve succederti quando devi dare un esame a breve; con tutte le probabilità non riuscire a leggere in fila neanche due parole; nei peggiori dei casi riversare la tua frustrazione e esorcizzare il dolore scrivendo un blog poco serio su cosa succede quando il tuo fidanzato ti tradisce.
  7. pranzo, vedi punto 5.
  8. pomeriggio passato a: vedi punto 6.
  9. cena, vedi punto 5 e 7.
  10. se ti va bene, e quindi sei un tipo da sesonotriste - scendodicasa perdistrarmi esevapropriobene misbronzofinoalvomito, chiami le tue amiche, contatti il dirimpettaio o prendi il cane della zia per uscire a combinare qualcosa; se invece ti va male e sei come me un tipo sesonotriste - devorimanerechiusaincasa enonpossomaivederegente allora la cosa si fa un po' più complicata perché i casi sono due: 1, passi la serata a disperarti e piangere guardando un film il più deprimente possibile fino a che non crolli con la faccia gonfia su un cuscino a caso o 2, lui arriverà con ogni probabilità per parlare sotto casa tua e non se ne andrà fin quando non avrai detto parliamo.

Parlare del tradimento dopo un tradimento è forse quasi peggio del tradimento stesso.
Perché funziona solo che tu non ti capaciti di come sia possibile che uno che ti amo alla follia ti giuro che ho fatto uno sbaglio non potrebbe succedere MAI più mi ha sedotto e io sono uno stronzo possa scoparsi un'altra; lui continuerà a dire che è stato un errore e farebbe di tutto e di più per rimediare, incluso ammazzare sua nonna, distruggere quello che di più caro ha al mondo. Ma nel frattempo rimane una sola cosa: 

lui ti ha tradito.

Credo che se esistesse un qualche marchingegno fisico atto ad eliminare qualcosa che è successo dalla tua mente, quello sarebbe il momento più adatto per usarlo perché l'unica cosa veramente inutile di quando qualcuno ti tradisce è pensarci e rimuginarci sopra. 
Sarebbe meglio essere consci di cosa è successo, arrivare a saperlo esprimere, ma senza farsi scalfire dal pensiero diretto di quella cosa. Perché tu lo sai che arriverà quel giorno (anche abbastanza vicino) in cui lo perdonerai ? e tornerete insieme cercando di recuperare un qualcosa che è stato distrutto 


quindi a che ti serve rimuginarci sopra per mezza eternità? NIENTE

Ottimo. Arrivati a questo punto

il punto in cui sai quasi per certo che lo perdonerai un giorno o l'altro e non ti serve a niente ripensare a quello che ha fatto

niente, non puoi fare niente. Continuerai a passare tutti i momenti della tua vita a pensarci lo stesso, un attimo penserai "ce l'ho fatta, ORA SI' che non ci penso più!" e l'altro sarai scatafasciata sul divano a singhiozzare urlando "perché me l'hai fatto, perché"



Ma passerà dai.. tutti dicono che passerà. Basta solo aspettare la prossima fase.

giovedì 29 gennaio 2015

PILOT + FASE #1: il tormento.

Quando il mio ragazzo con cui stavo insieme da due anni e mezzo ha deciso di tradirmi, di mentirmi e di non dirmelo fino a quando non l'avessi scoperto pressoché da sola - se non con il suo minimo contributo -, le prime reazioni che ho avuto sono state, in ordine:
  1. ho passato i primi 30 secondi fermamente convinta che fosse uno scherzo
  2. ho passato i successivi 10 minuti a ridere convulsamente 
  3. ho passato poi altri 20 minuti a fare domande un po' inutili mentre mettevo a posto la stanza
  4. sono scappata 
E quando dico che sono scappata intendo che sono scappata da casa mia, eh.
Dopo quella prima strana mezz'ora la mia vita ha cominciato ad assumere le sfumature di un grosso e confuso pianto. E basta. 

Quando ero felice, prima che il mio mondo diventasse un susseguirsi di minuti secondi in cui si avvicendano nella mia mente le immagini del mio ex? fidanzato che si scopa quella troia quell'altra, io pensavo un'unica cosa della sfera che comprende tutte le sfaccettature del tradimento:
se ti tradisce vuol dire che non ti ama, that's it.
E invece.  
Tutto si è invorticato inaspettatamente, per cui era molto facile che in un momento fossi così



E quello subito dopo invece così



Ed è bello, ed è buono fare ironia su questo mio stato attuale che oscilla come un fuscello in un'asciugatrice. 

Dopo di che: rimani un paio di giorni a distruggerti sul come quando perché a che ora di quale giorno in quale allineamento planetario sia successo, mentre lui dice e fa qualunque cosa per dirti che ha sbagliato, che ti ha sempre amato, che è capitato, che che che che



Dopo un primo medio momento di rigetto totale alle informazioni, nella tua testa prende forma il pensiero che sì devi ammetterlo, la persona che ami ti ha tradita e tu a quelle parole non sai perché dovresti crederci.

Però devi anche ammettere che in fondo tu ci credi.

Sì, lo so che è imbarazzante penoso uno schifo, ma tu ci credi un poco, là nel fondo del baratro che stai scavando tu ti cali e trovi un briciolo di speranza. 
E la speranza si sa è l'ultima a morire sinonimo di PERDONO. 

Allora: sono andata su google e ho cercato come si fa a perdonare un tradimento -sì l'ho veramente fatto e la cosa che mi ha stupito di più e che ho trovato più di unmilionecinquecentomila risultati, il che significa che almeno il doppio di unmilionecinquecentomila persone sta male quanto me.

Quali sono stati questi risultati? 


Il perdono è un percorso difficile, lungo, estenuante, il cui unico amico è il tempo e un pizzico i ottima volontà. 


E cioè devi schiattare per qualche mese, pipparti il cervello manco fosse cocaina, sopportare notti insonni, giornate di faccia gonfia e pianto, onicofagia fino all'osso. E poi forse cambierà qualcosa.

Sì perché pare assurdo ma per quanto tutte le tue amiche, le mamme delle tue amiche, i padri delle tue amiche, i sassi che trovi per strada e le sigarette che ti stai fumando tu e anche le tue amiche, ti dicano che è una merda, non ti merita, se lo fa adesso lo farà per sempre e lo devi lasciare
tu pensi un'unica cosa: 

come faccio a perdonarlo?

E questo significa che tu non pensi : oh mio Dio che schifo mi ha tradito non voglio vederlo mai più lo odio dal più profondo delle viscere. Ma soltanto: come faccio a perdonarlo?

Tu lo sai che "che schifo mi ha tradito non voglio vederlo mai più lo odio dal più profondo delle viscere" è quello che dovresti pensare. Lo sai che ti fa schifo, lo sai che non puoi perdonarlo. Ma il tuo cervello si architetta. Prende in mano tutto l'impegno che dovresti star riversando nello studio per un esame che rimanderai di altri tre mesi, e lo utilizza per cercare di capire quali sono le mosse che lo metteranno in condizione di farsi perdonare. 

Ma. E' cominciata la FASE UNO, quella del TORMENTO.


Sì invece.

La fase del tormento è brutta. Sei seduta, sei stesa, sei in ginocchio, cerchi di guardare la tv di mangiare di parlare di respirare solamente forse. E invece no, non puoi fare tutte queste cose senza tormentarti. 

Pensi a come sarebbe stato se non l'avesse fatto, come sarebbe stato se non l'avessi mai saputo, come sarebbe stato se non lo amassi ancora da permettergli di scriverti tempestivamente un messaggio ogni 30 secondi cercando di scusarsi. 
Pensi che quello che ha fatto ti fa schifo, ma pensi anche che senza di lui non ce la fai. Ed è questo il tormento. No, il tormento non l'ho cercato su google, ma credo che un po' chiunque possa sapere che etichetta affibbiargli.